Approccio

Seguo un approccio di tipo Psicodinamico integrato alla Psicoterapia EMDR. Nella mia formazione, si evidenzia la necessità, prima del trattamento,  di comprendere la personalità nella sua interezza (diagnosi). Alla diagnosi categoriale o multiassiale (insieme di sintomi che compongono un disturbo) si affianca la valutazione della personalità globale: con i suoi aspetti inconsci e coscienti, con i suoi livelli emotivi e rappresentativi. Il sintomo viene così a concepirsi come la punta di una iceberg o “la migliore soluzione” (Ping Pao, 1979) che consente ad un individuo di raggiungere un equilibrio talvolta angosciante ma comunque “funzionale”. A questa analisi globale si affianca la comprensione delle risposte “apprese” nel corso di episodi di vita, talvolta traumatici o stressanti, che agiscono per proteggere la persona come se il trauma fosse ancora attivo. L’analisi delle esperienze di vita conferisce un carattere squisitamente specifico ad ogni storia, per cui ogni percorso sarà unica ed irripetibile. In questa fase si mettono in relazioni situazioni presenti a eventi di vita precedenti per comprendere il carattere adattativo e protettivo dei sintomi.

In genere, quindi;  durante i primi quattro colloqui cerco di costruire una relazione empatica con la persona, e di fare una “valutazione del funzionamento globale”. Per “valutazione del funzionamento globale dell’individuo” intendo un’analisi profonda che consente di identificare i tratti di personalità, le risorse personali, familiari e sociali, i meccanismi di difesa, gli stili di relazione e d’attaccamento, i punti di forza e di debolezza . La terapia non può avere luogo senza tale comprensione.

Durante i primi incontri si definisce anche un eventuale piano terapeutico che potrà includere: psicoterapia individuale o/o integrazioni con altre terapie e/o con altri professionisti o strutture (psicoterapia di gruppo,psicoeducazione per adolescenti o genitori; supporto alla genitorialità, educazione alimentare presso dietista ecc). Alcune Metodologie:

  • Terapia basata sulla mentalizzazione (Fonagy)
  • Analisi del Transfert e controtranfert (Kernberg)
  • EMDR (Shapiro)

Metodologie

Il percorso Psicoerapeutico punta a modificare aspetti profondi dell’individuo come i meccanismi difensivi e l’organizzazione di personalità. Attraverso il lavoro psicoterapeutico la persona acquisirà una graduale consapevolezza di Sè e dei propri livelli emotivi che, quando non mentalizzati (Fonagy) ovvero quando nonvengono rappresentati nella mente,  possono emergere sotto forma di angoscia o sintomi.

Un secondo aspetto curativo della psicoterapia è dato dalla relazione . Tutti noi impariamo dei modi o degli stili con cui ci relazioniamo agli altri che sono impressi nelle nostre memorie più profonde (memorie implicite) e che mettiamo in atto senza rendercene conto. Questi stili vengono applicati senza intenzionalità, proprio come quando andando in biciclette, facciamo dei movimenti automatici senza portare alla consapevolezza il modo in cui mettiamo i piedi. Questi stili talvolta sono disadattativi ovvero proco funzionali al benessere. Queste modalità possono essere, però, “corrette” dapprima portandole alla consapevolezza e poi sperimentando un nuovo modo di stare in relazione agli altri, in tale senso la psicoterapia diventa una sorta di esperienza emozionale “correttiva” di modalità precedenti (Alexander).  Secondo quest’ottica il lavoro terapeutico è come dover modificare il modo con cui camminiamo o la nostra postura, si tratta di portare alla consapevolezza degli “automatismi” per modificarli.

Un altro aspetto terapeutico è rappresentato dall’elaborazione di tutte quelle esperienze traumatiche che hanno portato l’individuo a costruire delle risposte disfunzionali che però lo proteggono dal trauma. Alcune persone continuano a soffrire per un evento traumatico anche a distanza di moltissimo tempo dall’evento stesso. Spesso riportano di provare le stesse sensazioni angosciose e di non riuscire per questo motivo a condurre una vita soddisfacente dal punto di vista lavorativo e relazionale. In questi casi, quindi, il passato è presente. Durante la psicoterapia utilizzo la metodologia EMDR, proprio per modificare le risposte all’evento traumatico.  L’elaborazione dell’esperienza che avviene con l’EMDR permette al paziente, attraverso la desensibilizzazione e la ristrutturazione cognitiva che avviene, di cambiare prospettiva, modificando le valutazioni su di sé, incorporando emozioni adeguate alla situazione oltre ad eliminare le reazioni fisiche.

Durante la psicoterapia, prima di poter sperimentare altri modi di essere nel mondo, è importante, però,  poter sentire che il proprio stile ha un valore. Mitchell paragona questo lavoro ad una danza tra il terapeuta e la persona che va da lui, è necessario che questa possa danzare i passi che conosce bene (ovvero il suo modo di essere), solo allora, sentendo che quei passi vengono apprezzati, può provare ad impararne degli altri (Mitchell, 1998).

Importante sottolineare che la psicoterapia non è  né una magia  né una stregoneria, ma un processo di cura che affonda le sue radici in complessi meccanismi neurologici . A tal proposito le ricerche di Kandel hanno evidenziato

che “la psicoterapia riesce ad apportare cambiamenti sostanziali nel comportamento e così procura alterazioni dell’espressione genica che producono nuovi cambiamenti strutturali nel cervello ” (Kandel, 1998).

Un po’ di teoria

Tra gli autori cui faccio riferimento troviamo

Fonagy (concetto di mentalizzazione: trasformare contenuti emotivi in immagini);

Bion (concetto di Protomentale, gruppo, sogno, contenimento, pensiero, apprendere dall’esperienza);

Winnicott (teorie sullo sviluppo del bambino, il gioco, il ruolo della madre);

Khout (il concetto d’empatia).

Shapiro (AIP)

Damasio  Sé nucleare e autobiografico

Kandel, Psicoterapia e Cervello.  La Psicoterapia gnera  nuove connessioni neuronali e nuove sinapsi in grado di creare nuove “strade” con cui fronteggiare situazioni problematiche.

Bowlby  stile d’attaccamento: considero fondamentale nel mio lavoro valutare le capacità relazionali della persona per aiutarlo a ricostruire una base sicura (Bowlby) e migliorando il proprio stile d’attaccamento.

  • Ballerini A. , Rossi Monti M., 1990: La vergogna e il delirio. Bollati Boringhieri, Torino 1990.
  • Ballerini A., 2002: Autismo e Schizofrenia: una proposta. Tratto da “Patologia di un eremitaggio. Uno studio sull’autismo schizofrenico” (Capitolo 8). Bollati Boringhieri, Torino 2002.
  • Bateson G., 1972: Verso un’ecologia della mente. Adelphy, Milano 1999.
  • Bion , 1962: Apprendere dall’esperienza. Armando, Roma 1998.
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  • Bowlby J., 1969: Attaccamento e perdita. Vol I. Boringhieri, Torino 1972 .
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  • Callieri B., 1982: Quando vince L’ombra. Città nuova editrice, Roma1982.
  • Conrad K., 1958: Die beginnende Schizophrenie, Stuttgart, Thieme.
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  • Damasio A.R. , 1999 Emozione e Coscienza. Adelphi, Milano 2000
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